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La tua volontà

Sia fatta la tua volontà

Da qualche tempo Luisa non stava bene, accusava strani sintomi che ispiravano brutti presagi. Ed  infatti la poveretta trascorse praticamente tutta l'estate in ospedale, torturata da esami ed analisi che non riuscivano a dare nessun risultato; i medici non si pronunciavano, ma c'erano forti sospetti: tumore alla base cranica.

In autunno Luisa rispese con infinita pazienza la strada dell'ospedale per uscirne con la diagnosi definitiva: morbo di Wilson. Il suo calvario non era finito, bensì appena iniziato.

Inoltre, come se non bastassero i guai che aveva, ella venne punta da un insetto: l'infezione la fece cadere addirittura in coma.

In tutti quei mesi non era stato facile per lei accettare le sofferenze che l'affliggevano; anche noi che le stavamo vicino eravamo stanchi e la sfiducia cominciava a farsi strada in tutti. La sera, riuniti in casa attorno al tavolo, pregavamo insieme e ripetevamo "Sia fatta la tua volontà", ma era dura!

Arrivò in quei giorni da Asti la cognata di Luisa: era suora nella Congregazione delle Figlie della Pietà ed era venuta per dare conforto alla famiglia nella triste circostanza.

Suor Gilda ci parlò di Maria Teresa Camera, la fondatrice delle suore della Pietà, ci raccontò del suo amore per i sofferenti, della sua dedizione agli ammalati, del grande conforto che portava nelle famiglie quando andava ad assistere qualche moribondo.

La suora ci invitò a pregare la Madre, affinché per sua intercessione Luisa potesse tornare a vivere. La preghiera coinvolse davvero tutta la famiglia: lentamente la speranza stava tornando in noi....

Contro ogni previsione Luisa si risvegliò dal coma, a poco a poco  si riprese come da un sonno profondo e sbalordì tutti, medici compresi.

Oggi Luisa vive felice nella sua famiglia, continua le sue cure, ma assolve con pienezza la sua missione di mamma e di sposa. La serenità è tornata, Madre Camera ci ha fatto visita ed ha portato nelle nostre famiglie il conforto che recava più di cent'anni fa nelle famiglie di Ovada. Grazie, Madre!

  

 

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