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Tutto per gli ultimi
La Madre era imprevedibile. Quando avevamo scelto
di condividere i suoi ideali, eravamo ben coscienti che tutta la nostra
vita sarebbe stata a servizio degli ultimi, dei dimenticati, ma ogni
giorno constatavamo che la radicalità delle sue scelte era ben
difficile da imitare.
Lavoravamo per guadagnare qualcosa e consegnavamo
tutto a lei, che subito andava a procurarsi le medicine per qualche
ammalato, o a comprare il pane per i poveri o il vestito per un bambino
rimasto orfano.
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Lei non aveva cassaforte, non aveva cassette di
sicurezza; la sua cassaforte era una scatola da iniezioni vuota dove
teneva quei quattro soldi che raramente avanzava: quelle erano tutte le
risorse di una comunità che stava crescendo.
Rimasi sorpresa quel giorno, e con me le altre
suore, quando un uomo bussò alla nostra porta, con il volto teso,
segnato dalle preoccupazioni e dall'angoscia di chi non sa più a chi
ricorrere: "Mia moglie sta male, molto male, ci vogliono delle
medicine, ma non ho una lira...". La Madre non lo lasciò finire di
parlare, prese la scatola da iniezioni e, con sorpresa di tutti, versò
gli ultimi risparmi nelle mani di quell'uomo.
(Suor Giuditta Gerone)
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